LA SCUOLA DI KRISHNAMURTI PER RITROVARE SE STESSI
di Stefano Rossi
Esperienza incredibile in un’antica dimora nobiliare inglese dove, tra pavoni a passeggio, possiamo scoprire le nostre inclinazioni ed esprimere le potenzialità profonde. Vi siete mai chiesti perché siete qui a scuola, e vi hanno chiesto i vostri insegnanti perché siete qui? Gli insegnanti sanno perché loro sono qui? Un ambiente cooperativo e di fiducia in cui gli studenti, oltre alle materie “normali” possono mettere in discussione loro stessi e il mondo.
Un maestoso cedro del Libano è il sovrano che ti accoglie una volta arrivato alla Brockwood Park School nell’Hampshire, una delle contee più belle della costa meridionale dell’Inghilterra. Il 15 agosto del 2012, mentre in Italia si festeggiava Ferragosto io sono partito alla volta di Brockwood dopo essere stato accettato come Mature Student per la suddetta Boarding School (collegio scolastico per ragazzi dai 13 ai 19 anni).
A 26 anni, laureato e con due esperienze lavorative al seguito e dopo avere regalato 3000 € all’INPS, ho deciso di lasciare l’Italia e di stabilirmi in Inghilterra per 11 mesi, durata prevista per il profilo di Mature Student.
Perché questo?
Bisogna partire dal 1969, quando Jiddu Krishnamurti decise di fondare questa scuola il cui obiettivo era ed è quello di fornire un’educazione a tutto tondo agli studenti, piuttosto che una semplice educazione basata sul trasferimento di nozioni. Il principio base dietro Brockwood Park è proprio il voler creare un ambiente quanto più possibile cooperativo e di fiducia in cui gli studenti, oltre alle materie “normali” possono mettere in discussione loro stessi e il mondo in cui vivono.
Pur non essendo più uno studente, nel senso comune del termine, dopo aver concluso gli studi all’interno del sistema scolastico italiano ho deciso di rimettere nuovamente in discussione me stesso e ciò che mi circonda. Ho sempre avuto e sentito una certa distanza per l’autorità, per i dogmi e per le verità che non possono essere vagliate ma semplicemente accettate in quanto tali. E in un periodo di crisi e di transizione come quello che viviamo ho ritenuto estremamente necessario smontare tutto il mio sistema di credenze e ripartire in modo diverso nel tentativo del “liberarmi dal conosciuto” (per parafrase un libro di Krishnamurti Freedom from the Known).
L’università, sia per come l’ho frequentata sia per come è strutturata, non è stata in grado di fornirmi quel di più che ritenevo fondamentale per la crescita di una persona. Nemmeno l’ambiente di “eccellenza” della Luiss di Roma mi ha dato quello sto avendo qui in questa scuola. “Avete mai pensato perché venite istruiti, perché imparate la storia, la matematica, la geografia o altre materie? Avete mai pensato perché frequentate scuole o collegi? Non è forse importantissimo scoprire perché venite imbottiti di informazioni, di nozioni? Che cos’è tutta questa cosiddetta educazione? I vostri genitori vi mandano a scuola forse perché anch’essi hanno passato determinati esami e conseguito diplomi di vario tipo. Vi siete mai chiesti perché siete qui a scuola, e vi hanno chiesto i vostri insegnanti perché siete qui? Gli insegnanti sanno perché loro sono qui?” Questo testo tratto da Di fronte alla Vita di Krishnamurti condensa ciò che ognuno di noi dovrebbe chiedersi quando parliamo di educazione.
A cosa serve la scuola? Solo a fornire a ciascuno un “bagaglio” o un fardello di conoscenze che un giorno ci permetteranno di scannarci e di competere per un concorso o un colloquio di lavoro? Se questa è la visione dell’educazione allora ritengo che sia davvero scoraggiante. Di questi tempi sembra solo il modo che la società in cui viviamo ci prospetta affinché un giorno possiamo diventare utili ingranaggi alla prosecuzione e alla sopravvivenza del sistema stesso.
È difficile riassumere cosa si vive in questo ambiente se non lo si frequenta direttamente. E ancora più complicato è descrivere con le parole il modo in cui si vede crescere i ragazzi di questa scuola. Sono ragazzi, adolescenti, che provengono da ogni parte del mondo e che qui hanno la possibilità di venire educati alla vita, di modo che un giorno non siano solo degli utili ingranaggi della macchina.
Il mio ruolo qui, dal punto di vista formale, è quello di studente/lavoratore che riceve vitto e alloggio (senza salario) in cambio di lavoro part-time in cucina, in giardino o nell’orto della scuola. Per quanto riguarda l’essere studente sono io a decidere come voglio essere studente. In termini di certificati, titoli o simili questa scuola non rilascia alcun attestato volto ad arricchire
il proprio CV.
Ad ogni modo, posso prendere parte alle lezioni e, addirittura posso offrirne io agli studenti (sto dando lezioni di italiano e di nuoto), posso concentrarmi su un qualcosa in particolare e chiedere aiuto a chi ne sa più di me oppure, cosa più importante, posso fare una passeggiata nello stupendo parco della scuola e soffermarmi a osservare la Natura in azione.
La descrizione di una giornata tipo all’interno della scuola può essere utile: alle 7.30 c’è il Morning Meeting, dove ci si riunisce in 10 minuti votati al silenzio prima della colazione; dopo aver mangiato partono i Morning Jobs in cui studenti, membri dello staff (tra cui gli insegnanti) e noi mature students ci prendiamo cura della scuola pulendo, lavando e sistemando le varie aree che necessitano ogni tipo di attenzione; quindi è la volta della Morning Assembly in cui tutta la scuola si riunisce prima dell’inizio vero e proprio della giornata e che consiste nell’appello generale di tutti i componenti della scuola (staff e mature students inclusi) e in una presentazione di 5-10 minuti dove chi ha qualcosa da condividere lo fa con tutti e ciò può consistere nella lettura di una poesia, una sessione di canto corale, la lettura di un brano di libro, un’esibizione musicale ecc.; alle 9.15 gli studenti cominciano le lezioni e noi mature students cominciamo a lavorare nelle tre grandi aree di interesse della scuola che sono cucina, orto e giardino; all’una si pranza tutti insieme nell’ampia sala da pranzo o, se il tempo lo permette, fuori sul prato; nel pomeriggio proseguono le lezioni e alle 16.30 è il tempo della pausa tè, perché siamo pur sempre in Inghilterra; dopo la pausa riprendono le lezioni e alle 19 si cena.
Questo è lo sfondo tipico di una giornata che può prevedere numerosissime e variegate altre attività tra le quali spiccano i dialoghi e il cosiddetto Inquiry Time in cui tutta la scuola si riunisce per
discutere su un argomento preparato di volta in volta da differenti persone.
Ma tutto questo non rende minimamente l’idea di ciò che si osserva dietro le quinte e giorno per giorno. L’atmosfera che si crea durante il giorno è impossibile da riprodurre in parole: può capitare di vedere qualcuno intento a leggere seduto vicino al camino mentre qualcun altro suona il pianoforte dall’altro lato della stanza e ancora un gruppo di persone siede sui divani mentre il pavone, mascotte di Brockwood, passeggia regalmente sul prato che si vede dagli enormi finestroni del soggiorno.
In un ambiente del genere è facile per i ragazzi cercare di seguire le proprie inclinazioni e di scoprire quale possa essere il proprio percorso individuale di crescita. Questa realtà fornisce agli studenti, e non solo, la possibilità di vedere se stessi in relazione con gli altri dove essa non è altro che lo specchio di noi stessi.
Insomma, in un momento in cui niente è stabile e tutto si trasforma, ho deciso di lavorare per me stesso piuttosto che per qualcun altro cercando di rendermi consapevole dei condizionamenti che negli anni avevano corroso lo smalto della mia vera natura.
I tasselli del puzzle sono ancora tutti da posizionare ma almeno non c’è più tutta quella confusione che regnava qualche tempo fa. Del resto un detto latino coglie bene il senso di ciò che ho cercato di condividere Studere, studere, post mortem quid valere? Studiare, studiare, ma dopo la morte a cosa serve?