Brockwood Park School e l’eredità di Krishnamurti
di Bill Taylor
La società e la tecnologia che la governa diventano sempre più complesse, i nostri figli vengono alimentati da montagne di conoscenza con l’intento di prepararli alla vita adulta e alle esigenze di un posto di lavoro. La posta in gioco è alta e la pressione è viva. Nello stesso tempo i giornali ci dicono che tra gli adolescenti sono sempre più frequenti casi di stress, depressioni e abuso di droghe, che stiamo producendo una generazione di ragazzi pieni di sé, che si danno delle arie e si autodistruggono.
I politici e i genitori se ne lavano le mani e spediscono i figli fuori per una decina di ore al giorno fra lezioni, compiti, corsi vari, test ed esami. In tutte queste attività i ragazzi assorbono abbastanza conoscenze per diventare validi tecnici e impiegati efficienti, ma sono stati seguiti per diventare degli adulti responsabili e dei buoni esseri umani? E che cosa si fa a proposito delle loro capacità affettive, di cooperazione, di onestà? Che cosa facciamo riguardo alla loro capacità di pensare profondamente ai problemi della vita, di trovare soluzioni creative alle sfide personali, sociali e ambientali? Possiamo lasciare al caso l’apprendimento di qualità simili? Possono i genitori stare tranquilli sapendo che questi aspetti tanto importanti dell’educazione sono svolti in scuole che sono alle prese con programmi già sovraccarichi? Possono le scuole confidare nella famiglia, bersagliata com’è dall’affarismo rampante, dall’industria dei divertimenti e in molti casi completamente sfasciata da genitori troppo occupati e assenti? La prognosi non può certo essere positiva.
Nel 1955, nel suo libro “L’educazione e il significato della vita”, l’educatore-filosofo J. Krishnamurti trattava questo problema. Notava che l’educazione nei licei e nelle università di tutto il mondo stava producendo lo stesso tipo di persone.
“Stiamo formando, come in uno stampo, un tipo di esseri umani il cui maggior interesse è quello di trovare sicurezza, di diventare importanti, o di divertirsi con il minor impegno possibile”.
Al tempo in cui il suo libro veniva pubblicato, Krishnamurti aveva già fondato due scuole in India, con l’intento di rimediare a quello che aveva visto come il fallimento dell’educazione nell’affrontare le questioni umane più profonde. Nel 1969 fondò la sua prima e unica scuola in Europa, Brockwood Park, nell’Hampshire. Queste scuole, scriveva “…devono preoccuparsi di coltivare l’essere umano nella sua totalità.”
Come Rudolph Steiner, Maria Montessori e A.S. Neill, Krishnamurti sentì che l’educazione è la strada per formare un essere umano migliore. C’erano delle similitudini in questi diversi approcci. Le sue scuole dovevano essere informali, con un clima di amicizia, e dare grande attenzione al rapporto fra educatore e studente. La libertà doveva essere la pietra angolare, come lo era per Neill, il fondatore di Summerhill.
Ma, per Krishnamurti, la libertà non significava poter fare quello che si vuole, attitudine questa che veniva anzi da lui ritenuta la maggior causa del caos nel mondo. La libertà, diceva “…non è l’opposto della prigionia o una fuga dalle circostanze in cui siamo intrappolati” ma si trova “…nella comprensione di ciò che è e nell’andare oltre”. E’ questa l’essenza dell’insegnamento di Krishnamurti. Il “ciò che è” a cui si riferisce è la realtà della nostra vita di tutti i giorni, con le sue gioie, le frustrazioni, le paure, le sfide, le aspettative, i valori e i modi di credere che li sostengono.
Questi, per Krishnamurti, sono i fatti del dilemma umano ed egli sentiva che, in generale, rimanevano inesplorati dall’educazione e da una società troppo assorbita nella creazione del benessere. Nel suo “Lettere alle scuole” pubblicato nel 1981, scrive: “Questa è sempre stata la pressione di tutte le società; prima la carriera e poi tutto il resto. Cioè, per prima cosa vengono i soldi e poi le complicazioni del nostro vivere quotidiano.”
Krishnamurti considerava la mancanza di volontà nel confrontarsi con queste complicazioni del nostro modo di vivere come il cuore della crisi dell’educazione e, soprattutto, come responsabile per la maggior parte dei mali della società. Non era solo che gli insegnanti non si sentivano ben qualificati e non erano inclini ad affrontare tali questioni, o che i genitori erano generalmente troppo assorbiti con le loro carriere, i loro divertimenti e i loro problemi per impegnarsi seriamente con i figli ma, piuttosto, che tutta l’attività di esplorazione e messa in discussione di valori, credi e comportamenti, era troppo minacciosa per molti e certamente troppo sovversiva per l’aula.
Krishnamurti riteneva che una seria esplorazione di questi argomenti non potrebbe mai succedere in una scuola tradizionale, né che una scuola pubblica conservatrice possa incoraggiare un’indagine fra gli studenti che potrebbe minacciare lo status quo. Coloro che stabiliscono quello che i nostri figli devono imparare, vogliono certi risultati, e ogni attività che possa distrarre o minacciare questi risultati non è probabile che venga considerata nei loro programmi. La competizione, la preoccupazione per sé stessi, il conformismo e il perseguimento del potere, sono tutte pietre angolari nell’educazione fornita da molte scuole ritenute oggigiorno di alto livello, e sono considerate qualità essenziali per gli studenti che mirano al “successo”.
Che questi stessi valori siano in parte da biasimare per tutti i problemi che dobbiamo affrontare nel mondo, ambientali, politici e sociali, sembra non avere alcuna importanza.
Il fallimento degli educatori nel riconoscere la natura rigenerativa di una profonda indagine e riflessione personale è la vera tragedia in questa storia. Comunque, Krishnamurti non aveva un’idea sbagliata sulla riluttanza dei politici, degli educatori e delle scuole a dare il tempo e l’energia necessari a questo processo, e non perse tempo a realizzare le proprie scuole per fare in modo che questo potesse succedere.
Brockwood Park è una delle sei scuole che ha fondato nel mondo. Molte cose sono cambiate da quando cominciò 33 anni fa e comunque, dalla morte del suo fondatore nel 1986, le intenzioni della scuola rimangono le stesse. Come Colin Foster, ex direttore accademico di Brockwood ebbe a dire: “Riconoscere che il disordine nel mondo è il disordine in sé stessi dà una tremenda importanza all’esplorazione di sé stessi come parte dell’educazione”.
Che cosa si fa allora a Brockwood per garantire che questa esplorazione avvenga, che venga incoraggiata una genuina comunità di indagine nella scuola e che gli studenti ricevano un’educazione sia nelle materie accademiche che nell’arte di vivere?
Gli studenti a Brockwood hanno dai 14 ai 19 anni. La scuola è internazionale e completamente residenziale, con studenti provenienti da circa 20 paesi diversi ogni anno. Vivere con i loro coetanei da tutto il mondo è un modo eccellente di accrescere negli adolescenti la consapevolezza dei loro gusti e delle loro stravaganze culturali e di quelle degli altri. I pregiudizi emergono molto presto e vengono discussi ed esplorati. Gli studenti si rendono conto in fretta che le differenze sono generalmente superficiali e che fondamentalmente essi hanno molto in comune con i loro compagni di classe, sia che vengano da Berlino, da Bangalore, da Boston o da Brighton.
Questi contatti favoriscono una comprensione globale, che va oltre l’acquisizione della conoscenza dei “paesi stranieri”, va nel regno dell’unità della coscienza, delle relazioni e dell’amicizia nella vita umana. Anche il corpo insegnante rappresenta molte nazionalità diverse, ma chi vive nella scuola – solo alcuni vivono altrove – lo fa perché interessato alle intenzioni della scuola e si sente impegnato nella stessa indagine.
Secondo il desiderio di Krishnamurti, Brockwood rimane una scuola di piccole dimensioni, con un numero di studenti da 50 a 60 ogni anno con una media di 6 studenti per classe. L’intimità che si crea in una tale situazione comporta che fra insegnanti e studenti il rapporto non si basa sull’autorità e sul controllo, ma può essere intimo, di sostegno e continuo. “Nulla di fondamentale valore può essere compiuto attraverso l’istruzione di massa, ma solo attraverso l’attento studio e la comprensione delle difficoltà, delle tendenze e delle capacità di ogni studente “scriveva Krishnamurti. Egli si rendeva conto che una scuola simile sarebbe stata difficile da mettere in piedi, che sarebbe stata molto costosa da gestire e che avrebbe potuto “… fiorire solo con il sacrificio di sé.”
Ma era inflessibile: “Se i genitori amano veramente i loro figli, impiegheranno la legislazione e altri mezzi per fondare scuole di piccole dimensioni con i giusti insegnanti; non saranno scoraggiati dal fatto che le scuole piccole sono costose e che gli insegnanti giusti sono difficili da trovare”.
A Brockwood le rette non coprono i costi, ma il personale riceve uno stipendio simbolico e i consiglieri, gli amici e i donatori aiutano a coprire la differenza. Anche i programmi di studio e la vita di tutti i giorni della scuola sono formati tenendo ben presente l’intenzione di coltivare l’intero essere umano. Durante la prima settimana di scuola viene data tutta l’attenzione all’orientamento degli studenti e alla preparazione dei programmi accademici, ma viene lasciato del tempo per introdurre il processo di indagine e del ruolo centrale che questo
ha a Brockwood.
Il programma dei primi quattro giorni dell’ultimo anno scolastico includeva sessioni su:
La comprensione di sé;
Affrontare la paura;
Che cosa significa autorità;
Capire la libertà.
L’intenzione su ognuno di questi temi non era di dare delle risposte o delle spiegazioni, ma di far sorgere domande e di creare un’atmosfera in cui gli studenti sentissero di poter fare qualsiasi domanda, sapendo che sarebbero stati presi sul serio da tutti i presenti. Questo spirito di indagine caratterizza altre attività della scuola.
Un pomeriggio alla settimana viene dedicato a questo lavoro di indagine (Inquiry time), in cui qualsiasi argomento può essere scelto e trattato attraverso dialogo e presentazioni. In alcune recenti sessioni sono stati trattati gli argomenti più diversi quali: Bellezza, Desiderio, Sesso e violenza. Quest’ultimo venne affrontato prendendo spunto dal controverso messaggio di Eminem. Quando gli studenti cominciano a sentire che il reale contenuto delle loro vite merita profonda riflessione e considerazione, diventano molto interessati su quello che possono imparare. Come Ryan, uno studente inglese al suo primo anno, ha recentemente spiegato durante una visita dei consiglieri: “Dopo essere stato a Brockwood, mi sento come una persona completamente diversa e posso gestire cose nella mia vita che prima non ero in grado di gestire. Posso comunicare molto meglio i miei sentimenti e le mie idee. Posso discutere di filosofia, che è una delle cose più stimolanti e che mi piacciono di più. Qui l’ho potuto fare. Ho anche imparato ad ammettere i miei problemi. Ho trovato che un mucchio di tensioni che avevo accumulato nella mia vita sono andate calmandosi…”
Brockwood offre vari percorsi accademici; la maggior parte degli studenti si prepara agli esami per accedere all’Università (livello A e SAT), ma non viene data maggior enfasi del dovuto agli esami, e in classe è prevalente il desiderio di imparare in modo diverso. La scuola è costantemente impegnata nella ricerca di come portare domande e attività di vita reale nel programma scolastico, in modo che gli studenti diventino dei creatori piuttosto che dei recipienti di conoscenza.
Come ha recentemente sottolineato Toon Zweers, un insegnante di storia a Brockwood: “La scuola è una “comunità di gente che impara”, il che significa, tra l’altro, che imparare è un’autentica attività che coinvolge l’intera persona e la costruzione della conoscenza è prima e soprattutto un processo collaborativo o sociale”.
Benché Krishnamurti non fosse interessato a creare una nuova metodologia educativa, sentiva che sistemi e teorie potevano essere utili agli insegnanti – anche se non si deve lasciare che le teorie e i sistemi impediscano o siano di intralcio alla relazione diretta con gli studenti – e riconobbe che era importante per l’insegnante tenersi informato sugli ultimi sviluppi delle teorie educative. Gli insegnanti a Brockwood vengono sollecitati a vedere se stessi come degli esperti propensi a riflettere, dando resoconti sulle loro esperienze formative come insegnanti e anche scrivendo un diario sui modi in cui mettono in pratica le intenzioni della scuola.
Kathleen Kesson, una professoressa proveniente dagli Stati Uniti, con una notevole esperienza in educazione olistica, ha visitato Brockwood e ha lavorato con gli insegnanti su questa materia. E’ stata anche di aiuto nel chiarire quali risultati si desidera che gli studenti raggiungano, come “consapevolezza del condizionamento”; “sviluppo integrato di corpo, emozioni e mente”; “apprezzamento e cura della natura”. Questi non sono altezzosi ideali disegnati per infarcire un programma o per darla ad intendere, ma sono le fondamenta su cui si basa la pratica dell’insegnamento a Brockwood.
L’incontro del mattino segna l’inizio della giornata a Brockwood e introduce l’altro importante mezzo con cui la scuola incoraggia la riflessione su di sé, ossia il silenzio. Ogni tanto, in questo incontro di 10 minuti che raduna sia gli studenti che lo staff, qualcuno legge una poesia o un estratto, oppure suona un pezzo musicale, ma il più delle volte questo tempo viene trascorso in completo silenzio, con lo scopo di attirare l’attenzione sul “ciò che è” psicologico e sui benefici del silenzio stesso. “L’arte di imparare è l’azione del silenzio …” scrisse Krishnamurti, “Per imparare è di grande importanza che tutta la vostra mente sia quieta, completamente silenziosa. Allora avrete l’energia di imparare continuamente”.
Alcuni insegnanti a Brockwood scelgono di cominciare le lezioni con alcuni minuti di silenzio e le riunioni della scuola finiscono sempre con un periodo di silenzio. Alcuni studenti che al principio possono essere indifferenti o insofferenti a stare seduti in silenzio, spesso arrivano a dire che questo è stato il modo che ha permesso loro di cominciare a scoprire se stessi. Claudia, una studentessa di 15 anni, scrivendo per la newsletter della scuola, chiarisce quello che significa per lei: “Il silenzio che per me ha maggior significato è il silenzio della mente. Senza questo silenzio, anche se può essere solo sporadico, probabilmente diventerei pazza, perché è troppo difficile funzionare a lungo senza lo spazio che solo il silenzio porta”.
Allora, che cosa succede a questi studenti quando se ne vanno? Diventano davvero “buoni” nel senso più profondo della parola, pretendendo il massimo da se stessi, cercando di evitare la mediocrità e una sicura ma infelice esistenza o vengono sopraffatti da un mondo troppo commerciale, troppo grossolano e troppo competitivo per riuscire a fronteggiarlo?
I risultati emergono dalle parole di alcuni dei più di 1000 studenti che sono stati a Brockwood. Suprabha, coordinatrice di una riserva botanica in India parla del “…profondo e duraturo affetto che può ancora instaurarsi oggi tra così tanti individui”.
Armin che ora lavora come commerciante d’arte e albergatore a Madeira, ha viaggiato molto dopo aver lasciato Brockwood “…superando problemi, trovando la felicità, sperimentando il dolore, muovendomi nella vita, comprendendo sempre di più l’importanza che Brockwood ha avuto e ancora
ha nella mia vita”.
Anne, archivista e fotografa in New York parla della sua ricerca di qualcosa “che vada al di là di quel “dannato” Brockwood… perché là è dove ho imparato a mettere tutto in questione. Ma so che è l’unico modo in cui posso vivere e continuare a crescere.
Brockwood viene anche criticata. Ci sono studenti che ritengono che la scuola ha fallito nel prepararli al mondo “reale” non provvedendo quei valori che il mondo tiene in grande considerazione. Alcuni ritengono che l’aspetto accademico sia stato sottovalutato dalla scuola a favore dell’indagine, della riflessione su se stessi e di un’educazione di più ampie vedute.
Alcuni esprimono la loro perplessità sull’apparente esclusività dell’impegno di Brockwood nel promuovere l’insegnamento di Krishnamurti a spese di un approccio più vasto ed eclettico.
Altri ritengono che l’oneroso costo della scuola (attualmente £10.800 all’anno), ne faccia un centro elitario, riservato alle classi sociali alte che possono permettersi il lusso di una coscienza sociale. Non è facile rispondere a queste obiezioni anche se, per quest’ultima, le cose sono migliorate dal fatto che, nonostante la modesta entrata annuale, la scuola riesce a fornire borse di studio per quasi la metà degli studenti, col vantaggio perciò di avere studenti di varia provenienza.
L’eredità educativa di Krishnamurti è ancora molto viva a Brockwood.
Il rapporto della scuola con il suo fondatore è un po’ come all’epoca delle Corporazioni nell’antichità avveniva nel rapporto col Maestro: Rembrandt aveva la sua scuola di artisti ansiosi di imparare da un genio, ma alla fine della giornata ciascuno doveva prendersi la responsabilità della propria tela, del lavoro della propria vita. Il maestro può dare solo fino a un certo punto, e lo studente deve fare suo quello che gli viene dato e andare avanti da solo.
L’arte consiste nel viverlo.
Quello che facciamo con l’educazione dipende da noi. Lasciarla nelle mani dei politici e degli esperti significa negare la nostra intelligenza, la nostra creatività e l’amore, che possono rigenerarci. “ Coloro che amano i loro bambini e i bambini che hanno attorno, e che perciò sono seri faranno in modo che si dia inizio a una scuola giusta in qualche posto nelle vicinanze o a casa loro.
Brockwood fu fondata per l’amore e la preoccupazione che Krishnamurti sentiva per i giovani di questo mondo. Egli agì, e creò una scuola che doveva preoccuparsi di rigenerare la mente umana. Esiste come un tributo verso un ammirevole insegnante e rappresenta una sfida per tutti quelli di noi che vedono o sentono la verità e non agiscono.
Bill Taylor
Director of Administration
Brockwood Park School
Bramdean
Hants SO24 0LQ
England
Sito: www.brockwood.org.uk
Email: admin@brockwood.org.uk
Tel.: 0044 (0) 1962 771 744
Fax: 0044 (0) 1962 771 875
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Bibliografia:
J. Krishnamurti. Beginnings of Learning,
London, Penguin Books (1978)
Cominciare a Imparare –Ubaldini Editore
J. Krishnamurti. Letters to the Schools, Volume One,
Den Haag, Mirananda, (1981)
Lettere alle scuole – Ubaldini Editore
J: Krishnamurti. Education and the Significance of Life,
London, Victor Gollancz Ltd (1995)